
ESCURSIONI 2013
13 GENNAIO 2013  -   LE "GREPOLE"
Eravamo 
indecisi se annullare l’uscita, viste le previsioni, o provare comunque a 
iniziare l’anno consapevoli di andare incontro a “Morgana”, la grande 
perturbazione annunciata da giorni. Tante le disdette telefoniche dell’ultimo 
momento, ma ci siamo ritrovati in un manipolo (otto) deciso a fare una forzatura 
che solitamente non facciamo. Parcheggiate le auto a Vecchiano, iniziamo la 
salita verso la balza  rocciosa dove 
appare, arroccata sul culmine, la bella chiesa di Santa Maria in Castello. Per 
fortuna è aperta e possiamo quindi visitare l’interno ben curato e ricco di ex 
voto.  Antichi affreschi, 
recentemente restaurati, donano un tono solenne ma sobrio. Riprendiamo Il 
sentiero CAI e attraversiamo tutto l’altopiano delle Grepole, superando una 
postazione militare usata come poligono, arrivando alla grande cava dismessa di 
Monte Bruceto, paradossalmente elegante e addolcita da filari di cipressi. 
Peccato..., nonostante i nuvoloni e l’incombente pioggia, il panorama è bello. 
Ci soffermiamo alcuni minuti a guardare verso 
le Apuane e l’Appennino  
notando le torri e le rocche del confine medioevale Pisa-Lucca. Inizia a piovere 
e un ragionato, nonché logico, rientro alle macchine, mette fine al nostro 
tentativo. Sono le 12.30 e siamo in macchina per il rientro a casa(P.M.)
27 GENNAIO 2013 - MARINA DI CECINA / PUNTA RIGHINI
Alle 9.17 siamo tutti alla stazione di Castiglioncello, 
compresa Paola e le amiche che alle 9.08 erano ancora in auto (vedi chiamata al 
cellulare) e prendiamo il piccolo treno locale per Cecina. Lo riempiamo, siamo 
in 47 e obliteriamo addirittura con la penna, riportando la data e l’ora 
dell’annullo, con la bonaria comprensione del controllore, del resto avevamo I 
tempi veramente compressi. Arrivati a Cecina e sbrigate le piccole pratiche come 
caffè, tramezzino e wc, iniziamo la marcia andando a intercettare la bella 
ciclabile riparia che segue la Cecina. Raggiunto il ponte che conduce al 
porticciolo di Marina di Cecina, guadagniamo la spiaggia da dove inizia la lunga 
marcia sulla battigia di circa 17km (2km erano già stati percorsi). Tratti di 
rena ghiaiosa e di rena dura si alternano a campi di posidonia e il nostro 
incedere ne risente. La ricerca della rena dura diventa importante. Superate Le 
Gorette, la Mazzanta e il Mulino del fuoco, guadiamo un canale usando un grande 
tronco che funge da ponte, raggiungendo una scogliera artificiale; qui ci 
concediamo una piccola sosta. Vada è ormai vicina...., superiamo il canale 
Tripesce e un tratto di costa dove la posidonia ammassata forma cumuli enormi. 
Lasciamo il porticciolo di Vada e cerchiamo di aggirare con qualche difficoltà 
un canale e alcuni tubi che diventano per qualche istante il nostro sentiero. 
Siamo oltre il grande pontile da dove la Solvay svolge la sua attività 
mercantile e, raggiunta la spiaggia, facciamo l’attesa 
pausa pranzo. Ripreso il cammino e raggiunto il cuore delle “spiagge 
bianche” ci ritroviamo alla bocca del fiume Fine il quale, pur avendo una 
discreta portata, sembra guadabile. Qui il gruppo si divide in due, uno seguirà 
il corso del fiume fino alla strada bypassandolo, l’altro guaderà nell’acqua 
gelida affondando fino al ginocchio, ma divertendosi assai..., credetemi. Ci 
ricompattiamo e dopo altri due ponticelli raggiungiamo Rosignano Solvay, 
attraversandolo con un po’ di difficoltà in quanto la grande mareggiata di 
Novembre 2012 ha arrecato danni tutt’ora visibili alla passeggiata. Il passaggio 
da Caletta a Castiglioncello è stato reso difficoltoso dalla presenza di 
centinaia di persone che affollavano la zona, praticamente si procedeva a passa 
d’uomo. Qualcuno ha raggiunto Punta Righini, altri hanno preferito una caffè o 
una birra, ma ormai la meta era raggiunta. È’ stata una bellissima giornata tra 
il mare, il sole, con vecchi e nuovi amici.         
( 
P.M.)
FOTO     
 video di Sergio Colombini:
http://www.youtube.com/watch?v=cfVuyoLqSfE
10  FEBBRAIO  2013  
-  ANELLO DI CASTELFALFI
Un’altra bella giornata messa in evidenza da una serie di 
buone coincidenze...., il sole, il freddo asciutto, tanti amici e le nostre 
stupende colline. A Castelfalfi siamo in 38 e 
iniziamo l’escursione tra prati brinati e rivoli di ghiaccio. Bastano 
dieci/venti minuti di cammino per raggiungere quella giusta temperatura corporea 
che ci consente di toglierci guanti e giacche a vento, e il cammino diventa 
piacevole e addolcito ancor più dalle belle dorsali collinari. La casetta di 
Pinocchio c’è ancora, qualcuno è andato a visitarla, ma ormai versa in precarie 
condizioni e ben presto verrà giù,...... peccato. Superate le vestigia di 
Collerucci e raggiunto il ristrutturato podere Casone, attraversiamo il Roglio, 
iniziando la salita verso Poggio alle Forche. Dopo un segmento dominato dal 
fango, inizia il tratto più panoramico, dove i vari profili collinari sembrano 
fare corolla al nostro percorso e tutti convergere verso Iano. I cascinali 
ristrutturati, ma anche quelli fatiscenti, danno una dimensione di quello che un 
tempo era la vita in queste terre. Verso le ore 13 raggiungiamo Iano, dove ci 
aspetta Spartaco che, novello Enrico Toti, ha gettato la stampella verso il 
nemico e ha iniziato la fase di rientro post incidente. A noi è sembrato in 
forma e sicuramente presto riprenderà il suo posto. Dopo pranzo e caffè 
riprendiamo il cammino accusando il freddo accentuato dalla diffusa e inattesa 
nuvolosità. Nella discesa verso il castello di Vignale un nutrito gruppo sbaglia 
un bivio ma, grazie alle indicazioni di una signora abitante del Pod. Le 
Capanne, il problema viene risolto e il gruppo si ricongiunge poco oltre il 
guado sul Rio Camporena. Nelle vicinanze sorgono le vestigia del castello di 
Vignale, dirute ma ancora importanti e ci viene fatto notare da Delia che sulla 
parte retrostante delle mura, in corrispondenza di un cedimento strutturale, ci 
sono delle ossa umane. È proprio vero,...tibie, costole e un teschio, sembrano 
affiorare da un probabile medioevo. Guadato il botro della Stivaccia, ci attende 
l’ultima e poco gradita salita verso il Pod. Sant’Anna che ci introduce al breve 
tratto d’asfalto che ci separa da Castelfalfi. Anche oggi un buon dislivello di 
400 metri e circa 20 chilometri.  
(P.M.)
3  MARZO  2013  -  BOCCALE / 
MONTENERO / CALIGNAIA
A distanza di sette giorni, la stagione ha girato la 
barra,...... dal freddo e la neve al tepore di un sole generoso,.....sembra 
passato un mese. Siamo in tanti anche oggi (43) e con le nostre auto riempiamo 
l’intero parcheggino del Boccale. Rientro in gran spolvero di Spartaco dopo la 
noiosa rottura del pèrone e grande concentrazione nell’attraversamento 
dell’Aurelia, già trafficata da auto e gruppi di ciclisti. Varcato il cancellino 
di legno della Riserva di Calafuria, tutto si fa lieve, i rumori spariscono e la 
macchia mediterranea diventa padrona dell’ambiente. La salita non è poi così 
lieve e ci alleggeriamo di giacche e maglioni, addirittura molti restano in 
mezze maniche. Poco prima del Montaccio il gruppo subisce un’involontaria 
frattura, un gruppo prende una scorciatoia, il grosso segue canonicamente il 
sentiero fino al Montaccio, dove è posta una piccola stazione meteo. Le 
radioline comunque fanno il loro lavoro e le varie comunicazioni fanno 
ricompattare il gruppo, poco dopo il panoramico agriturismo Arpaderba, in un 
punto di ristoro che, naturalmente, viene sfruttato a dovere. Arriviamo alla 
basilica di Montenero dovendo effettuare un giro più lungo in quanto un segmento 
del percorso (la scalinata nel bosco) è chiuso per frana. A consuntivo ci 
sovraccarichiamo di quasi 4 km in più dei preventivati. Visitata la Chiesa e i 
corridoi degli ex voto, salutiamo Piero e Oriana, che ci hanno raggiunto in 
auto, portandoci due sfilatini di buccellato di Guamo. Sono sempre i gesti più 
semplici che ti fanno apprezzare  il 
significato della parola “amico”. Ciao Piero e Oriana, alla prossima vi 
aspettiamo. Superata l’area di Monteburrone, dove campeggia il ciclopico 
monumento a Ciano, troviamo un posto nel bosco abbastanza baciato 
dal sole, dove pranziamo. Risaliti fino al punto di ristoro, scendiamo 
verso il Montaccio, cercando il sentiero per il Telegrafo. Inizia un tratto 
abbastanza difficoltoso, ripido e non collaudato. Ma i fogli che abbiamo, 
contenenti le indicazioni del percorso forniti dai biker livornesi, sono 
fantastici, conducendoci senza problemi nella valle del Rio Calignaia. Qui il 
paesaggio cambia, rocce e canaloni fanno corolla a squarci di mare, troviamo 
sentieri franati e by-pass con corde, ma arriviamo tranquillamente al ponte di 
Calignaia, percorrendo l’ultimo miglio al margine di un’ Aurelia super 
trafficata. Tot. ca 18,5 km. (P.M.)
FOTO percorso (con Google Earth)
 video di 
Sergio C. 
http://youtu.be/IzspNpU6tgw
Avevamo una domenica "vuota" di impegni e, vista anche la disponibilità dell'amico Giovanni Corrieri, fuori programma abbiamo effettuato questo itinerario che, dall'antico borgo di Pignano, giunge fino a Roncolla passando per il M. Voltraio. L'ennesima perturbazione di questo inverno umido e piovoso ci aveva fatto anche temere per il peggio ma, fortunatamente, i nuvoli compatti e carichi di pioggia sono arrivati nel pomeriggio alla fine del trekking. L'itinerario si snoda su un'antica "via Salaiola" che collegava Volterra con Firenze. Dopo una visita al bel borgo di Pignano, oggi utilizzato come luogo turistico da proprietari stranieri, abbiamo proseguito sulle belle colline che spaziano su Volterra, Larderello, ecc., giungendo infine alle pendici del M.Voltraio, con i pochi resti della Pieve di S. Giovanni. Siamo ovviamente saliti sulla sommità da dove si gode un grande panorama. Qui i resti del potente castello risalente al sec. X. Era l'ora del pranzo e lo abbiamo consumato nel giardino del Palagione. Una gentile signora ci ha permesso di visitare alcune sale affrescate del palazzo. In una di queste abbiamo "costretto" Giovanni a declamare un canto della Divina Commedia (era da tempo che non lo facevamo) e abbiamo trascorso alcuni piacevoli e rilassanti minuti al calduccio. La giornata si è conclusa nel bar posto sulla Statale, dove avevamo lasciato le auto. Qui, nel gazebo riparato e riscaldato, Fiorella ci ha fatto assaggiare alcuni suoi dolcetti (ottimi) e Angelo ci ha letto una novella del Decamerone. 17 partecipanti 13,5 km.
FOTO Percorso (con Google Earth)
1  PRILE  2013  
-  ANELLO DI VICOPISANO   (fuori programma)
Tra una pioggia e l'altra, in questo inverno/primavera umido e piovoso come non mai, ce l'abbiamo fatta a compiere questo piacevole trekking "fuori porta". Con la preziosa guida dell'amico Luciano abbiamo percorso ca. 14,5 km. Partenza dal parcheggio adiacente la Pieve S.Maria e S.Giovanni; dopo circa 2 km saliamo verso il Castellare, da cui si gode una immensa vista sulla pianura sottostante, solcata dall'Arno. La mattinata piuttosto assolata ci favorisce non poco, anche se si suda facilmente. Dal Castellare saliamo ancora verso il Campo ai Lupi e ancora più su per salita ripidina fino al bivio per la Verruca. Consumato il pranzo tra i ruderi dell'Abbazia di San Michele, ci incamminiamo sulla strada di ritorno passando dalle Mandrie di Sopra e dal Col di Cincia. La giornata si conclude in un bar del paese, dopo aver visitato la parte medievale di Vicopisano. 21 partecipanti.
FOTO percorso (con Google Earth) racconto dell'escursione in rima (a cura di Fabrizio)
7  APRILE  2013  -  DA RIVA 
TRIGOSO A SESTRI LEVANTE E LA BAIA DEL SILENZIO
14  APRILE  2013  
-  TREKKING SULLE COLLINE DI PONTEDERA  organizzato dal Comune di 
Pontedera
21 APRILE 2013 - LA TROSSA DI LIBBIANO
La giornata si presenta ottima e frizzante per il recente 
afflusso d’aria più fresca e le nuvole bianche torreggianti, sembrano sostare 
casualmente qua e la. 
Siamo in 20, un pò meno rispetto alle aspettative, ma questo si rivelerà 
positivo nel corso della giornata. Raggiunto Libbiano, il curatissimo borgo 
abbarbicato su un sperone roccioso, ci soffermiamo un attimo a goderci il 
panorama e i colori mattutini, caldi e intensi. Tutto intorno “wild, wild, 
wild”, la vallata della Trossa, attraversata da una sola strada, ci fa 
assaporare l’immersione totale in una natura ancora selvaggia e solitaria. 
Daniele e Mauro di La Borra Trekking, fanno i segugi cercando di non perdere la 
traccia e il segnavia 12 che ci condurrà verso la Trossa, mentre Sauro trova una 
bella tartaruga che poi lascerà libera. Raggiunto il greto della Trossa, in 
prossimità del guado del segnavia 12, decidiamo di non affrontarlo per risalire 
la Trossa fuori da ogni traccia e questo si rivelerà una buona e fortunata 
scelta. Consapevoli di affrontare un percorso pieno di incognite e, forse 
spronati da questo, ci mettiamo sulle tracce di una traccia che non c’è. Tornare 
ai vecchi tempi ci carica e subito ogni difficoltà viene superata. Dopo il 
battesimo del primo guado, pranziamo tenendo d’occhio i cumuli che vanno 
formandosi in cielo. Siamo nel “cuore” della Trossa ed incontriamo situazioni 
estreme...., dalla cascatella che precede un piccolo arenile, ai giganteschi 
massi erratici, alle ripide pareti di rocce ofiolitiche. Drammi geologici di 
milioni di anni fa si offrono in tutta la loro bellezza, soprattutto al sesto e 
ultimo guado troviamo delle rocce che formano dei riccioli alti come una persona 
mentre la Trossa scorre in un toboga di lisce rocce. Il numero contenuto dei 
partecipanti ha facilitato la velocità nei passaggi più delicati. La dura salita 
che incontriamo ci ridimensiona al rango di semplici escursionisti, togliendoci 
le vesti da esploratore. L’ultimo tratto porta un pò di pioggia ma, appena 
giunti a Libbiano, esce un sole fantastico che regala a questo lembo di Toscana 
i colori d’ Irlanda. Al circolino del borgo...., ricotta, marmellata di fichi e 
cioccolata. 
(P.M.)   
FOTO percorso (con Google Earth)
1  MAGGIO  2013 - LA CERTOSA DI CALCI / 
LA VERRUCA / MONTEMAGNO  (fuori programma)
Con l'aiuto prezioso dell'amico Luciano abbiamo colto l'occasione della festa del 1 maggio per rivisitare i luoghi a noi vicini e spesso trascurati. In 19 partiamo dal parcheggio della Certosa di Calci e, costeggiando il torrente Zambra, saliamo alla Torre di Caprona, antico castello smantellato dai fiorentini nel 1433. La mattinata si presenta finalmente serena anche se con un po' di foschia; l'aria è calda, abbastanza afosa e ne sentiamo l'effetto durante tutta la salita verso la Rocca (ca 500 m. di dislivello). Lungo il cammino ammiriamo il bel paesaggio verde della valle di Calci con la grande Certosa. Giunti in perfetto orario per il pranzo alla Verruca (seppur con fatica a causa del caldo afoso), occupiamo uno spazio rimasto libero dalla notevole quantità di persone che si sono lì recate approfittando della festa. Ci riposiamo per 1 ora abbondante, mentre il cielo diventa sempre più grigio; il sole scompare e sembra che le nuvole ci vogliano scaricare addosso tanta acqua. Invece riusciamo a scendere verso Montemagno senza una goccia di pioggia. Da qui al punto di partenza il tragitto è breve e veniamo colti da un piccolo acquazzone proprio nel momento che arriviamo alle auto. Un saluto veloce mentre ci precipitiamo nelle auto. Percorsi circa 12,5 km.
FOTO percorso (con Google Earth)
5  MAGGIO  2013  
-  TREKKING URBANO IN FIRENZE
La giornata inizia con una spiccata nuvolosità e i molti 
scrosci di pioggia, creano desistenza e indurranno i più ortodossi a “non 
tentare”. Alla pensilina ci ritroviamo in 24 mentre sul treno per Firenze 
levitiamo a 26 con l’aggiunta dei Cini. Durante il viaggio diluvia e si fa 
notte. A Santa Maria Novella, espletate le istituzionali funzioni quali, caffè, 
brioches e wc, partiamo alla volta dell’ Officina 
profumo-farmaceutica di Santa Maria Novella. L’entrata dell’Officina è 
una piacevole imboscata per l’olfatto e ogni ambiente offre sfumature di odori e 
essenze. Gli arredi, antichi e di raffinato pregio, regalano un contesto 
importante come del resto il prezzo dei prodotti che qualcuno del gruppo 
acquista. Il percorso per le vie di Firenze ci farà scoprire le numerose 
“buchette del vino”, alcune di notevole pregio, la Croce del Trebbio e la Piazza 
della Santissima Annunziata. Visitata la “ruota” dello Spedale degli Innocenti, 
entriamo nel bellissimo chiostro che precede l’accesso alla chiesa della S.S. 
Annunziata.
Diretti verso Piazza del Duomo, dipaniamo i vari enigmi collegati alla “sfera di 
marmo” e al “Piede di Liutprando” posto sulla porta sud del Battistero e, 
superato il “sasso” di Dante, entriamo nel cuore storico di Firenze. Avvistiamo 
anche la testa di marmo raffigurante una mucca posta quasi sul tetto del Duomo. 
Saccheggiata una rivenditoria di lampredotto, chiariamo l’enigma della Torre 
della Castagna e conosciamo l’ Oratorio dei Buonomini e la storia del “lumicino” 
a loro collegata. Arrivati a Piazzale della Signoria, ci mettiamo alla ricerca 
del volto inciso da Michelangelo sulla porta dell’entrata del Comune che 
regolarmente troviamo. Dopo aver sciolto il caso del Perseo e del ritratto posto 
dietro la sua nuca, arriviamo a Ponte Vecchio mentre il cielo si fa cupo. L’erta 
di San Giorgio ci porta all’omonima porta, da qui scendiamo lungo le mura di 
Firenze, nascoste ma belle, per giungere al Giardino delle Rose, dove troviamo 
un ottimo posto per mangiare godendoci il panorama sulla città. Appena arriviamo 
alla frutta, inizia a piovere. Con ombrelli e mantelle ci “arrocchiamo” verso 
Piazzale Michelangelo per un caffè e per il panorama. Smette di piovere mentre 
raggiungiamo San Miniato in Monte, che visitiamo, ma ci dirigiamo celermente 
verso l’antica via di San Leonardo perchè il cielo non ci convince. Dopo pochi 
attimi piove, ma lievemente. Superata Piazza Pitti, abbiamo la possibilità di 
visitare La Basilica di Santo Spirito, veramente importante per le opere 
contenute. Lasciato San Frediano, attraversiamo il ponte di Santa Trinita, 
rientrando verso Santa Maria Novella accompagnati da un cielo ambiguo che 
proporrà una serata, paradossalmente quasi serena.(P.M.)  
FOTO percorso (con Google Earth)
26 MAGGIO 2013 - IL GRANDE ANELLO DI CORFINO
Escursione programmata per il 19 maggio e rinviata a causa del maltempo. 
Nonostante un sabato tremendo con pioggia, vento, grandine e neve sui monti, la 
domenica mattina, come da previsioni, si è presentata splendida seppur un po' 
freddina. In 11, attrezzati con le giacche a vento (e qualcuno anche con i 
guanti !!), siamo partiti alla volta di Corfino, nostro punto di partenza. Alla 
fine del paese prendiamo il sentiero 56 che sale un po' ripido all'inizio ma poi 
diventa più gradevole. Il percorso è quasi tutto all'ombra, con alcuni 
saliscendi e con una spettacolare visione sul vallone delle Grottacce. Più in 
alto il bosco è composto da grandi faggi e, mentre ci avviciniamo a Campaiana, 
un bel torrente scrosciante di acqua limpidissima ci accompagna alla nostra 
destra. Raggiungiamo la Fonte dell'Amore (vedere foto), in stupenda posizione e 
contornata da grandi faggi e quindi il piccolo  agglomerato di Campaiana. 
Acqua, foglie bagnate e tanto fango (a causa delle piogge recenti) lungo il 
sentiero. Il rifugio autogestito di Granaiola è ormai a pochi passi e lo 
raggiungiamo giusto in tempo per il pranzo (molto veloce perché il freddo si fa 
intanto sentire). Come da copione il cielo si copre di nuvoloni e un vento 
gelido ci sferza il viso mentre saliamo nei bellissimi prati che precedono la 
Pania di Corfino. Avvistiamo una famigliola di cerbiatti. Il suolo è intriso di 
fango e la neve, caduta il giorno prima, ci accompagna a chiazze bianche che 
contrastano col verde dei faggi e del prato. Giungiamo in Pania (m. 1603) con 
qualche spruzzata di nevischio. La catena del M. Prado, alle nostre spalle, è 
innevata come se fossimo in pieno inverno.
Una breve sosta (fa molto freddo) e poi, con il sentiero Airone 1 (anche 
sentiero 62), scendiamo verso il Rifugio Isera. Anche qui tanto fango e pietre, 
è un sentiero piuttosto accidentato e occorre fare molta attenzione per non 
scivolare. Infine, dopo il rif. Isera, ripuliamo i nostri scarponi nell'ultimo 
tratto (più asciutto) che ci riporta a Corfino passando dall'alpeggio Pruno. 
Circa 14/15 km. (non pochi per un trekking di montagna) con dislivello di 
780+780 metri e circa 7 ore di cammino.
FOTO percorso (con Google Earth)
8/9 GIUGNO 2013 - ROCCALBEGNA
“Arrivammo a Roma e non vedemmo il Papa”. 
Questa è un pò la sintesi di una due giorni amiatina, complessivamente 
positiva ma che non ci ha visto raggiungere l’obiettivo delle Gole dell’Albegna 
e questo ci ha un pò “rosicato”. La documentazione in nostro possesso si è 
rilevata non del tutto esatta (e qui faccio pubblica ammenda) ed una segnaletica 
insufficiente ci ha consentito di sfiorare soltanto le gole. Veniamo alle note 
positive perché ne troviamo tante a iniziare da Roccalbegna, borgo fantastico 
per come l’uomo l’abbia incastonato in una morfologia bizzarra e primordiale. Il 
Cassero senese da un lato, protetto dall’Albegna e l’enorme monolite, chiamata 
La Pietra, sulla quale cima svetta una cinta muraria con spalto per 
l’avvistamento, cingono il borgo adagiato su di un pianoro roccioso. La salita 
della Pietra è ripida, su scalini incisi sulla roccia e corrimano, ma dalla cima 
lo spettacolo sui tetti del borgo è notevole. Il nostro albergo, l’Antica 
locanda La Pietra, è sulla verticale del monolite ed è molto carino, pulito con 
una cucina rivelatasi di ottimo livello. Dopo cena ci ritiriamo nelle rispettive 
camere per la notte(siamo in 15).  Fatta colazione, inizia il trekking alla volta della 
Riserva Rocconi, dove preventivamente avevamo portato le auto, aiutati 
gentilmente dal gestore dell’albergo, all’occorrenza taxista. Superato un guado, 
percorriamo uno stradello in falsopiano con scorci verso Semproniano, l’Amiata e 
la valle dell’Albegna. Al Podere Perogiugnolo scendiamo verso il Torrente Rigo 
e, non senza difficoltà, troviamo la traccia giusta arrivando al Rigo. Valutata 
la difficoltà di discesa lungo l’alveo, optiamo di raggiungere il Podere Rocconi, 
per poi scendere nel cuore delle gole con sentiero mappato. Al podere, il 
proprietario ci da delle indicazioni e seguiamo le tracce di un sentiero che si 
perde a ridosso di un baratro (le gole, lato occidentale) ed è pericoloso 
avventurarsi anche perchè inizia a piovere. Torniamo al Podere Rocconi dove, 
mentre mangiamo, decidiamo cosa fare. Decidiamo che un manipolo di noi raggiunga 
tramite sentiero le auto e di portarle proprio dove pranziamo. In sei ci 
precipitiamo a ritroso, mentre la pioggia aumenta. Procediamo veloci 
permettendoci alcuni fortunati “tagli” di sentiero e raggiungiamo le auto, 
affaticati ma in un tempo record. Avvisato il gruppo, percorriamo con le auto 
strade che sembrano non finire mai tra pioggia e assenza d’indicazioni, ma dopo 
l'ultima curva avviene finalmente il contatto. Disposti gli zaini nelle auto, 
ripartiamo verso casa. Adesso potrà anche diluviare.  
(P.M.)
FOTO percorso (con Google Earth)
23  GIUGNO  2013  
-  L'ALTO SESTAIONE
Dopo molti anni ritorniamo in 
una vallata che ci ha visto protagonisti sia con neve e ghiaccio, sia nella 
buona stagione. Abbiamo visto I cambiamenti dovuti alle chiusure dei vari 
impianti di risalita, apprezzando la voglia di riqualificazione che si nota in 
molti particolari da parte dei valligiani. I ricordi di molti di noi vanno a 
quei giorni dove una discesa sulla Beatrice o sulla Rossa del Campolino 
appagavano le nostre aspettative. Siamo in 21, con una coppia di nuovi amici 
pratesi e iniziamo il percorso da Ponte a Greppo seguendo il vecchio tracciato 
della “pista blù” del Campolino. Al bivio per il Lago del Greppo, posto nella 
riserva del Campolino, alcuni di noi decidono di raggiungerlo per una visita (il 
piccolo specchio d’acqua ospita delle presenze vegetali uniche quali il 
Coltellaccio Minore e l’Erba Lucciolina delle Alpi). Superati alcuni inaspettati 
nevai, raggiungiamo l’area dei Sassi Scritti, che precede la brugheria di quota 
del Campolino e qui il sole inizia il gioco con le nuvole. Raggiunta la Foce di 
Campolino, con un bellissimo traverso ricco di fioriture, troviamo nebbia e 
vento. Decidiamo di dividerci in due gruppi con l’intento di ritrovarci al 
rifugio del Lago Nero, un gruppo seguirà la cresta, l’altro il tratto il 
sottocresta. La salita al Poggio alle Porche e il raggiungimento dell’Imposto 
dei Mori risulterà impegnativo per l’orientamento, 
in quanto la nebbia si presenta fitta e costante. Qui è di aiuto il GPS. 
Ci ricompattiamo al rifugio del Lago Nero, aperto e pieno di escursionisti. 
Molti del gruppo pranzeranno all’interno mentre altri si accontenteranno degli 
scranni esterni del rifugio. Dopo il caffè decidiamo di scendere a valle, dato 
il perdurare della nebbia alla quale si è aggiunto il vento. Per il Lago Piatto 
ci sarà un’altra occasione… Superata la bellissima Casetta dei Pastori, 
finalmente operativa (c’era una grigliata in corso con gente all’ apparenza 
discretamente affamata), abbiamo raggiunto le auto non prima di aver fatto 
alcuni scatti alle bellissime cadute d’acqua del Sestaione. (P.M.) ca. 9.5 km.
7  LUGLIO  2013   
NEI DINTORNI DI SAMBUCA PISTOIESE
Siamo ai primi di Luglio, 
...sia il caldo che il richiamo del mare, vantano dei crediti sconfinati e noi, 
novelli “bastian contrario”,  abbiamo 
rincarato la dose con 500 metri di dislivello. Puntualmente la cronaca racconta 
che siamo soltanto in 8, ma ciò non crea disturbo e partiamo decisi. Raggiunta 
Taviano, attraversiamo il ponte in pietra sulla Limentra che ci porta sulla 
mulattiera selciata per Sambuca Pistoiese. La mulattiera è perfettamente 
conservata e mantiene tutta la sua splendida architettura, fatta di solidi 
terrapieni, canaline di scolo e pietre basali. Sale con pendenza costante con 
tante risvolte e in breve ci porta al Convento della Madonna del giglio, diretto 
dalle suore francescane. Durante la salita incontriamo pure due cerbiatti (vedi 
foto). Poco dopo  giungiamo a Sambuca 
Pistoiese accolti da una bella fonte in pietra e qui facciamo l’incontro con 
Silvano, un bel personaggio con 80 primavere, sambucano honoris causa, artefice, 
con altri tre amici, del recupero della bella chiesa in stile romanico di San 
Giacomo. Gentilmente ci conduce ad una visita della chiesa e della sagrestia 
ricca di arredi antichissimi. La mulattiera prosegue nella castagneta fino alla 
borgata di Casa Bettini, da dove saliamo verso il minuscolo borgo di Casette. Il 
sentiero sale ma appare un pò disastrato dalla stagione invernale ma comunque ci 
accompagna al Crocione, luogo splendido per panorama e per solitudine. Pranziamo 
comodamente seduti su panche poste sulle balze rocciose in vista della giogaia 
Orsigna-Gennaio e, dalla parte opposta, del Lago di Suviana, soffermandoci a 
lungo. Il traverso verso Posola risulta nel primo tratto difficile perchè il 
sentiero è quasi scomparso, dilavato da un inverno nevoso e da una primavera 
superpiovosa. Grande lavoro di caviglie con un costante occhio al gps. Superata 
Posola, percorriamo un tratto d’asfalto per rendere celere il passo riprendendo 
il sentiero più avanti. Tuoni e un pò di pioggia ci rallentano ma, ripreso il 
sentiero in località Casale, andiamo spediti lungo il sentiero 163, bello come 
la castagneta che lo protegge, a chiudere l’anello a Sambuca. Rinfrescata alla 
fonte del Convento e “tuffo” sulla mulattiera per Taviano, da dove, dopo una 
sosta al bar, ripartiamo per Pontedera (P.M.) 
8  SETTEMBRE 2013  
-  DA CAMOGLI A PUNTA CHIAPPA
Ore 07.50: imbarchiamo sul pullman a Pisa gli ultimi 6 
escursionisti, raggiungendo le 47 unità..., non c’è che dire, un ottimo 
risultato. Ore 08.50 zona Deiva, notiamo sul parabrezza alcune gocce di pioggia. 
Ore 09.20 zona Chiavari...., il diluvio. Al netto delle analisi meteo, 
tutte concordi per un peggioramento per il pomeriggio, ci ritroviamo in piena 
emergenza. Il magone ci attanaglia e mentalmente elaboriamo voli pindarici per 
recuperare e gestire questa situazione. A Recco non piove quasi più e questo ci 
rincuora. Arrivati a Camogli ci  
dimentichiamo delle nubi minacciose e decidiamo, dopo esserci accordati sulle 
modalità per affrontare l’escursione, di fare colazione e visitare il borgo. 
Camogli è una piccola gemma dell’architettura ligure. I carrugi e i palazzi, 
alti fino a otto piani, creano piacevoli sfumature cromatiche, le barche di 
legno e i rimessaggi, raccontano il mare. Una visita alla Dragonara e la 
rassegna alla “Palazzata di Camogli”, ci avvicina all’inizio del sentiero per 
S.Rocco, fatto di gradoni e muretti a secco. Il clima, data l’alta umidità, è 
quasi equatoriale; si può immaginare il sudore…. Alla Chiesa di San Rocco 
dobbiamo ripararci dal vento che adesso arriva libero dal mare. Scendiamo verso 
S.Nicolò di Capodimonte attraverso un bel sentiero e intanto inizia a piovere. 
La Chiesa è del 1100 e presenta sul sagrato un grande mosaico di pietre marine 
bianco nere (riscio), bello ma molto scivoloso per la pioggia. Suggestivi scorci 
verso il mare ci accompagnano al vecchio Mulino del Moro e con camminamenti 
aerei, raggiungiamo Porto Pidocchio, piccolo approdo ricavato alla base di rocce 
verticali, dove ci raggiungono in battello Nicoletta e Laura, direttamente da 
Camogli. Poco oltre, con tratti di sentiero e scalette, viene raggiunta la 
“puddinga” di Punta Chiappa. Alcuni di noi fanno anche il bagno con tanto di 
maschera  nonostante la brutta 
giornata (Sauro, Paolo e Enzo).  Inoltre, 
poiché a Recco si svolgeva la “Sagra del Fuoco”, abbiamo pure la possibilità di 
assistere ad un grande spettacolo pirotecnico diurno (?!). Dopo aver pranzato, 
notando che il cielo si era nuovamente scurito, decidiamo di avvicinarci a Porto 
Pidocchio per tornare a Camogli. Infatti 
inizia a piovere di nuovo. Ci accalchiamo tutti sulla piccola piattaforma 
attendendo il battello da San Fruttuoso, notando che verso ovest il tempo 
migliora. Arriviamo al porticciolo di Camogli in pieno sole, il che consente ad 
alcuni di trascorrere una piacevole ora sulla spiaggia di ciotoli(con ulteriore 
bagno). Non ce la prendiamo più di tanto per l’instabilità atmosferica e siamo 
sereni perchè abbiamo svolto il nostro programma lo stesso consapevoli di aver 
fatto bene a non farci condizionare dagli eventi.(P.M.)
22  SETTEMBRE  2013  
-  IL SENTIERO 144 DELLE ALPI APUANE  * ARNI - PASSO SELLA - PASSO 
FIOCCA - ARNI
A distanza di molti anni abbiamo ripetuto l’anello del 
Fiocca in gran parte corrispondente al sentiero 144. 
Sicuramente nella memoria di chi si cimentò sarà rimasta la traccia della 
durezza e dell’intensità, dato che i reduci sono soltanto due, Paolo e Spartaco. 
Siamo in 12 più le due cagnoline Trilly e Luna. La giornata è radiosa e il sole 
non eccessivamente caldo anche se, sulla marmifera per il Passo Sella, si suda. 
La prima sosta è appunto ai 1500 metri del passo, dove ci rifocilliamo e 
scattiamo alcune foto sulle nostre Apuane. Riprendiamo il sentiero lungo la 
cresta ovest del Fiocca fino alla focetta alla base del primo risalto. Qui 
abbiamo formato due gruppi,  quattro 
per seguire la cresta, gli altri otto per percorrere il 144 fino al Passo 
Fiocca, dove poi sarebbe avvenuto il ricongiungimento. Prendiamo le radioline e 
partiamo. La discesa del 144 è impegnativa per via dello sfasciume di rocce, ma 
poi migliora e fino alle rocce soprastanti le sorgenti del Fosso Arnetola tutto 
procede tranquillamente. Qui una paretina inclinata con cavo metallico ha creato 
un “tappo” e l’attraversamento ha richiesto un pò di tempo. Intanto i quattro di 
cresta sono diventati due perchè le difficoltà sono aumentate.  Questo 
percorso, non segnato, si rivela fattibile fino ad una rupe antecedente il M. 
Fiocca. Qui sorgono le difficoltà; Marcello e Pietro, vedendo M.Grazia 
arrampicarsi quasi in verticale per superare un grande masso(peraltro con un 
buon precipizio a destra e a sinistra), non se la sentono di proseguire e 
tornano indietro. Spartaco, con un po' di batticuore, ce la fa a superare le 
difficoltà e con M.Grazia prosegue verso il passo. Mentre gli otto e i due 
fuoriusciti di cresta si riunivano in una bella mirtilleta ricca di bacche, i 
due(temerari) comunicavano il raggiungimento 
del Passo Fiocca (1550 m). Poco dopo tutto il gruppo si è ricompattato 
sul bellissimo lastrone del passo per il pranzo al cospetto di un panorama unico 
sulla Penna di Sumbra e sulle Panie. È tardi....., scendiamo solerti verso il 
Passo Contapecore da dove si apre alla vista il magico anfiteatro del 
Fatonero, dove la faggeta pensile offre la sua austera cromia. È sempre 
piacevole attraversare questo bosco e in modo intimo e sommesso rendiamo omaggio 
ai vecchi patriarchi dalla liscia corteccia. La fine del bosco interrompe 
l’attimo di pace ed il Malpasso ci porta sulla costola rocciosa sud del Fiocca, 
armata in alcuni tratti con cavo metallico, ma lo scenario è fantastico e la 
roccia ha un ottimo “grip”. La discesa verso Arni è lunga e si svolge su 
roccette poste a coltello mentre alcuni iniziamo a sentire la fatica. Arriviamo 
alle auto e siamo contenti perchè affrontare il 144 non è mai banale. Un encomio 
particolare a Carla per la sua volontà e 
a M.Grazia per la sua determinazione. 
(P.M.)
27  ottobre  2013  -  SELVA DI SOGNO
Nonostante nessuno si fosse fatto sentire via telefono o via e-mail, a La Sterza ci ritroviamo in buon numero, circa 35/36 partecipanti. Viaggio d’avvicinamento tranquillo, ma che ci ha fatto vedere inumerosi segni lasciati dalla recente piena dell’Era, soprattutto tra Ospedaletto e Roncolla. Poco dopo il bivio di Montarrenti, ci siamo diretti su sterrata alla volta della Casina Gialla, nei pressi della ex miniera d’ antimonio di Cetine dove posteggiamo le auto. Il tracciato è abbastanza intuitivo e i timori derivati dal fatto dell’assenza di una segnaletica scompaiono subito come le nebbie che avvolgono la Montagnola Senese. Ci concentriamo soprattutto nel trovare varianti idonee a evitare tratti fangosi e le numerose lagune. Superiamo il Podere Le Scopaie e il bel cascinale di Poggiarfi, trovando una strada bianca asciutta e compatta che ci porterà alla Fattoria di Cotorniano. Qui arrivati, troviamo un cancello che ci impedisce l’entrata vera e propria nel cuore della fattoria, ma comunque riusciamo ad apprezzarne la bellezza architettonica e l’eleganza. Superato un laghetto con vista su Le Cornate, arriviamo ai poderi Torri e San Giorgio, adibiti a centro di meditazione Osho Miasto e luogo di passaggio per Selva di Sogno. Qui ad aspettarci troviamo Deva Manfredo, artista tedesco da anni trapiantato a Radicondoli, per un saluto e per una spiegazione introduttiva sulle sue opere. Abbiamo subito capito che il cammino dentro Selva di Sogno sarebbe stata una cosa unica. Migliaia di pietre ci hanno raccontato la vita dell’uomo con i suoi equilibri precari, apprezzando la forza statica della pietra stessa. Le contaminazioni cromatiche lievi e ordinate che solo la pietra di fiume regala, ci hanno raccontato altre storie. Torri, templi, cerchi, corpi e animali sbucavano dal bosco in equilibrio, creati da una visione di Deva. Il frugale pranzo è stato consumato in una zona panoramica della “Selva”, scaldati da un tiepido sole. Qui abbiamo fatto conoscenza con una bella volpe(vedere foto), evidentemente abituata alla presenza umana, che non ha disdegnato qualche boccone di cibo, avvicinandosi a pochi metri da noi. Dopo la visita del locale dove sono esposti per la vendita calendari, cartoline e piccole opere, abbiamo salutato Deva incoraggiandolo a proseguire nella sua opera creativa. È stato un bellissimo “passaggio”, un’esperienza che suggeriamo a tutti. Il ritorno è stato effettuato lungo il percorso d’andata con ulteriori varianti onde evitare il fango circa 11 km.(P.M.).
17 NOVEMBRE 2013 - LA VECCHIA 
FERROVIA DEL RITASSO
Uscita annullata il 6 Ottobre scorso per il forte maltempo 
e recuperata in virtù delle numerose richieste. Ci ritroviamo da Pasquino in 27, 
più Luna e Trilly che per l’occasione indossano dei completini carini e 
sgargianti. Arrivati in Val di Sterza, incontriamo dei problemi nel posteggiare 
le auto dato che l’area adibita a punto sosta e ristoro di La Pompa, non è 
usufruibile per lavori di manutenzione. Il sentiero lo troviamo subito e già 
corrisponde con la sede della vecchia ferrovia di Villetta di Monterufoli, 
mentre il segno bianco/rosso, prima rarissimo, diventa più frequente. Arriviamo 
all’altezza della confluenza del torrente Ritasso con La Sterza, nei pressi del 
diruto ponte ferroviario, e vediamo che il guado è sommerso. Alcuni del gruppo 
guadano facendo i salti mortali senza bagnarsi, mentre la maggioranza opta per 
un guado di “pedina”, affrontando fatalmente ma serenamente l’acqua fredda. 
Camminiamo ora sul vecchio terrapieno della ferrovia in un vallone selvaggio e 
solitario e questo ci piace, ci mette a nostro agio. Superata una trincea 
scavata nella riolite, arriviamo al primo ponte che sovrasta il Fosso di 
Malentrata, fatto di liscioni e nel quale il torrente omonimo ha modellato 
cascatelle e piccole marmitte. Il luogo è molto bello e ci soffermiamo per foto 
e considerazioni. Il percorso prosegue in ambiente selvaggio ed è addolcito da 
piccole scale con paletti di legno e ci conduce al secondo guado, per fortuna 
meno difficile. Una ripida scalinata di terra ci riporta all’altezza del secondo 
e altissimo ponte dal quale si domina tutto il vallone. Il guado del terzo ponte 
non crea problemi ma per questo ci pensa la pioggia. Meno male che dura poco ed 
affrontiamo la salita verso Casa Gabro più sollevati, mentre i numerosi bivi ed 
il sentiero non segnato, ci impegnano molto nell’interpretare la carta. Dopo la 
veloce sosta pranzo, raggiungiamo un pilone Enel che è il nostro riferimento per 
una variante utile ad accorciare il percorso. Sapevamo che andavamo nel 
macchione come fa il cinghiale, ma la realtà è stata più aspra. Terreno 
ripidissimo, scivoloso e due profondi solchi, hanno regalato momenti intensi, 
tanto più che il tempo correva e la strada era ancora lunga. Dopo quasi un ora 
abbiamo finalmente “conquistato” il pilone Enel di Malentrata, smaltendo 
rapidamente le tossine che avevamo prodotto nel frangente. Tutt’intorno solo 
colline e boschi, isolati poderi e il mare in lontananza....., la dimensione è 
tornata quella giusta e chiacchierare camminando è piacevole. Bivio su bivio, 
superiamo i dubbi mentre il progredire sotto le volte alberate ci fa capire che 
tra poco sarà ancora più buio. Ormai non importa, siamo quasi alle macchine ed 
abbiamo ancora 20 minuti di luce. ca. 15 km. 
(P.M.)
1  DICEMBRE 2013   -   
L'ANELLO DI MONTELORO
Mattinata tempestosa per un fortissimo vento da 
est-nord-est, poche nubi e freddo moderato,........ poteva andare peggio. Siamo 
in 17 suddivisi in 4 auto. Alle Sieci, posteggiamo vicino alla stazione F.S., 
dato che da qui inizia il nostro percorso, già indicato tra l’altro in un 
pannello esplicativo di fianco alla stazione. Raggiungiamo subito l’antica 
chiesa di S,Giovanni Battista a Remole, sormontata da un bellissimo campanile in 
pietra. Sull’antico selciato antistante, si apre uno strettissimo vicoletto che 
ci porta sulla sponda dell’Arno dove il tracciato prosegue con ottimi scorci 
sulla pescaia che portava le acque dell’Arno alle Gualchiere di Remole (mulino 
medioevale). Lasciate le ultime case e un grosso tabernacolo, saliamo con un 
sentiero nella lecceta alla volta del convento di Gricigliano. Il convento 
compare quasi all’improvviso ed è una elegantissima struttura, dotata di 
peschiera a scalini che contorna su tre lati il corpo centrale. Pochi e 
indaffaratissimi prelati passano e ripassano attraverso cancelletti elettronici 
d’accesso alla parte, sicuramente, più interessante del complesso. Abbiamo 
provato a intercettarli per chiedere se fosse 
possibile visitare la struttura, ma sgusciavano via come anguille. 
Pazienza, ci siamo accontentati di una visita parziale anche se 
interessante. Adesso la salita è dura, inoltre violente raffiche di vento 
ci schiaffeggiano. Giunti al Pod. Il Lago, ci ritroviamo tra i “20 ruggenti” ed 
i “40 urlanti”, volano cappelli e cappellini, vacillano le persone. Troviamo 
finalmente rifugio sul retro della chiesa di Monte Loro, siamo sottovento ed un 
pallido sole ci invoglia a fermarci per il pranzo. Ripartiti, troviamo un 
piccolo ristorante-bar e subito ne approfittiamo per caffè, cappucci, cordialini, 
olio novo.
La discesa verso Mulin del Piano è piacevole ed il sentiero si sviluppa lungo 
una sorta di faglia rocciosa dritta e a pendenza costante. Giunti a Mulin del 
Piano troviamo una giovane segugia, molto carina e buona e capiamo che si è 
persa. Sul collare è riportato un numero di cellulare e subito abbiamo il 
contatto con il propretario. La portiamo con noi dandole anche qualcosa da 
mangiare. L’ultima parte del tracciato è molto varia e alterna salitelle, 
boschi, zone rocciose e bei panorami verso il Valdarno e il Chianti. Ultimo 
“strappo” e poi giù verso la stazione F.S. da dove siamo partiti. Qui 
incontriamo il propritario che ringrazia per la cortesia, ringraziando 
soprattutto Sabrina che si era subito prestata alla conduzione “pro tempore” di 
Lilla, il nome della segugina. Percorso molto bello e segnato in maniera quasi 
perfetta. 14 km.Un saluto ed un augurio a tutti gli amici (P.M.)